
La notizia, anticipata su Twitter della collaborazione Ligo della National Science Foundation, è confermata anche dal fisico Giovanni Prodi, professore all’Università di Trento e associato all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), nonché coordinatore dell’analisi dati dell’osservatorio europeo Virgo a Cascina. “I segnali che abbiamo captato sembrano molto convincenti, ma è troppo presto per fare annunci, perché sono ancora in corso le verifiche che richiederanno qualche mese”.
L’ultimo segnale intercettato il 25 aprile “sarà quello più difficile da ricostruire – spiega Prodi – perché il fenomeno è stato osservato solo da due rivelatori, mentre il terzo non era in funzione: al momento abbiamo dato agli astronomi informazioni piuttosto vaghe sulla posizione nel cielo e sulla distanza a cui sarebbe avvenuto l’evento, ma contiamo di affinare i dati nei prossimi giorni”.
Per ora sembra che la sorgente del segnale sia più debole e lontana di quella individuata nel 2017, e per questo trovarla sarà una sfida ancora più ardua: “la volta scorsa gli astronomi dovettero vagliare una cinquantina di galassie che potevano ospitare l’evento, mentre stavolta saranno migliaia”. Probabilmente martedì 30 ci sarà già una prima comunicazione ufficiale, “perché si chiude il primo mese di raccolta dati ed è tempo di fare bilanci”.
